Terroir

AMARONE
La Grola
ESTENSIONE AREA: 30 ettari.

COMPOSIZIONE GEOLOGICA DEL TERRENO: Substrato costituito da calcari, talora con intercalazioni marnose.

ALTEZZA SUL LIVELLO DEL MARE: 310 m

ESPOSIZIONE: Est, Sud.

TIPOLOGIA DI ALLEVAMENTO: Guyot.

CANTINA: Allegrini

WINEMAKER: Marilisa Allegrini



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sull'azienda Allegrini


Podere storico della Valpolicella rinomato per la sua posizione geografica e la qualità delle uve prodotte, si estende, nel comune di Sant’Ambrogio, per una superficie di circa 30 ettari.
L’impianto del 1979, allora rivoluzionario data l’introduzione del Guyot, e l’aumento dei ceppi che nel tempo hanno raggiunto una densità di circa 6.500 ceppi/ha, fu programmato per valorizzare la Corvina, il vitigno più rappresentativo della Valpolicella. Qui, il microclima unico e favorevole, generato da una serie di fattori introvabili in altre zone della Valpolicella ci regalano uve di indiscussa qualità. Il terreno è infatti caratterizzato da pochissimo suolo, una composizione argilloso-calcarea e molto scheletro. Poco fertile, e perciò adatto alla vite, è caratterizzato da una presenza considerevole di potassio e calcio. La natura calcarea del substrato contribuisce a mantenere la vite in uno strato di leggero stress, che contiene decisamente la quantità produttiva in favore della qualità. La componente marnoso-argillosa migliora invece la concentrazione polifenolica delle uve. Per quanto riguarda il clima, la zona è protetta dal Monte Pastello dai venti freddi del Nord, mentre la vicinanza del lago di Garda contribuisce a mitigare il clima durante tutto l’arco dell’anno, evitando eccessivi sbalzi termici.

Sulla sommità della collina, troviamo un piccolo vigneto di 2,65 ettari.
Impiantato nel 1979 con le stesse innovazioni introdotte a La Grola, venne identificato da Giovanni Allegrini come luogo ideale per la produzione di uva Corvina di tale qualità da meritare di essere vinificata in purezza. Le condizioni climatiche sono le stesse de La Grola, ma vi è una rilevante differenza nella tipologia del terreno. La Poja è infatti una terrazza pianeggiante che, con i suoi 320 m circa s.l.m., sovrasta la collina. Di origine cretacica, ha una significativa componente calcarea molto ricca di scheletro. Il suolo, sassoso e poverissimo, ha una superficie perfettamente bianca che, riflettendo la luce solare, garantisce alle uve di raggiungere gradi di maturazione zuccherini e fenolici ottimali. Il risultato è un anticipo della vendemmia di circa una settimana rispetto ai vigneti collocati in posizioni meno privilegiate.



A livello di disciplinare l’Amarone è fatto dal 45 al 95% di uve Corvina, e per la restante parte da uve Molinara (dal 5 al 30%) e altre uve a bacca rossa per la parte rimanente. Necessita di un invecchiamento minimo di due anni; dopo quattro anni si può invece fregiare dell’appellativo “Riserva”. La gradazione alcolica minima deve essere di 14 gradi.

La storia dell’Amarone si può far risalire agli anni Quaranta, al termine della seconda guerra mondiale. La leggenda vuole che durante gli anni della guerra molti avevano nascosto qualche bottiglia di Recioto in cantina, spesso non riuscendo ad andare a controllarla, così, dando così tempo al vino di fermentare, maturare ed invecchiare. Una pratica finora mai intrapresa; in quegli anni infatti non esisteva la tradizione d’invecchiare il vino, nemmeno il pregiato Recioto. Fu così che il Recioto lasciato rifermentare diventava quasi secco veniva chiamato “Recioto scapà” (Recioto scappato). Quando veniva assaggiato, si sentiva che non era dolce, ma anzi amaro. “Senti che amaro è questo vin, anzi è molto amaro, è amaron, è amarone!” E così è nato il nome.
Le potenzialità dell’Amarone non vennero tuttavia apprezzate fin da subito; si può anzi dire che all’inizio si trattò di un vino piuttosto incompreso, nato da un “errore”. Ai palati del periodo infatti non piaceva per nulla, tanto è vero che il “recioto scapà” era considerato un vino rovinato e veniva allungato in piccole percentuali nel Valpolicella debole dargli maggiore struttura. Furono le cantine Bertani e Bolla a intuirne per prime le potenzialità del prodotto e, dopo averlo invecchiato fino ai 10 anni, ad imbottigliarlo in maniera consistente e ad esportarlo con successo sui mercati europei.
L’anno dell’esplosione commerciale a livello internazionale fu il 1985, quando l’Amarone raggiunse un successo mai visto prima, divenendo il vino veneto rosso di maggior fama al mondo.
L’Amarone in principio non aveva un suo disciplinare. In quello del 1968 venne spesa una riga, una sola riga per l’Amarone. C’era scritto “il Recioto della Valpolicella esiste anche nella versione asciutta e prende il nome di Amarone. Si sta parlando di meno di 20 anni fa!

In effetti l’Amarone è una storia abbastanza recente. Inizialmente consumato a livello locale e familiare, anche se favorito dall’apprezzamento di veri intenditori in tutto il mondo, l’Amarone ha caratteristiche uniche, è ricco di alcol, di glicerina, molto strutturato e potente, ma allo stesso tempo elegante. Ne risulta un nettare rosso rubino fitto, morbido e ben strutturato, con riflessi granato o violacei, profumi di frutta matura, spezie, cioccolato e pirite.

Il vitigno disponibile
in Amarone - La Grola