Quando si parla di questo cru si parla di una delle élite più esclusive di tutto il territorio delle Langhe. Le vigne trovano qui un habitat naturale senza eguali, così come le uve che vi crescono.
L'assoluto prestigio qualitativo delle uve provenienti da questa collina è determinato dalla particolare composizione del terreno: si tratta infatti dell'unica zona, nell'intero comprensorio della produzione del Barolo, nella quale si uniscono e si confondono i terreni di origine Tortoniana ed Elveziana, appartenenti ad ere geologiche diverse. L'elevata dotazione in sabbia conferisce profumi intensi, in cui sono evidenti note fruttate di ciliegia e prugna e di evoluzione come tabacco, rosa e viola. L'alcalinità e la dotazione elevata in calcio conferiscono un tocco finale di finezza ed eleganza. La presenza di sabbia fine e l'elevato tenore di argilla e calcare infondono nei grappoli di uve nebbiolo destinate alla produzione del Barolo Cannubi caratteristiche uniche in fatto di particolare finezza ed eleganza. Nonostante l'elevata percentuale in sabbia, le dotazioni di limo ed argilla, con microelementi, principalmente potassio e magnesio, conferiscono colore intenso e vivo, oltre a concentrazioni polifenoliche elevate.
L’insieme di tutti questi aspetti, contribuisce a regalarci vini estremamente eleganti e di incommensurabile pregio, con una struttura composta, mai esasperata, e delicati ma coinvolgenti sentori di violetta e, col protrarsi dell’invecchiamento, di spezie.
Per disciplinare il Barolo D.O.C.G è fatto al 100% con uve Nebbiolo e necessita di un invecchiamento minimo di 38 mesi, 18 dei quali in botte; dopo 60 mesi (5 anni) si può invece fregiare dell'appellativo "Riserva".
I vini che si ottengono sono marcatamente alcolici e con una struttura adatta a regalare emozioni uniche in seguito ad un lento invecchiamento.
Agli inizi del secolo XIX, un eminente enologo francese, il conte Oudart, arrivò nella zona delle Langhe su invito della Marchesa Falletti di Barolo e del Conte di Cavour Camillo Benso, sindaco del comune di Grinzane.
Il tecnico francese, dopo essersi informato sui vigneti ivi presenti, suggerì di vinificare l'uva Nebbiolo "secondo lo stile di Bordeaux". Questo significava vinificare cercando di ottenere un vino di corpo, ben strutturato, definito e dal gusto secco, che nulla avesse a che fare con le versioni dolci, se non addirittura gassate, ottenute e prodotte sino ad allora.
Le colline del Barolo sono di origine alluvionale marina e formate circa 10 milioni di anni fa. Geologicamente si riscontrano due principali tipi di terreno che fanno capo a due aree ben distinte: il Tortoniano e l'Elveziano. Il primo, che partendo da Verduno passa per la Morra, Barolo, per poi infine arrivare a Novello è caratterizzato da marne grigio-bluastre. Il secondo, che si sviluppa sull'asse Serralunga-Castiglione Falletto-Monforte, presenta dei depositi di sabbie compatte grigio-giallastre. La tradizione dice che il Barolo proveniente dal terreno Tortoniano è elegante, mediamente alcolico e di profumo intenso, mentre dal terreno Elveziano si ottiene un Barolo più austero, alcolico e adatto all'invecchiamento. Dalle analisi del terreno si evince come nella valle facente capo a Serralunga ci sia un maggiore contenuto in ferro, mentre la valle facente capo a Barolo presenta più elevati contenuti di ossido di magnesio e manganese.