Questo cru si trova sul versante meridionale di Montalcino e fa parte della Tenuta Col d’Orcia, che si estende per 140 ettari circa, fino ai piedi di Sant’Angelo in Colle. Il vigneto, diviso in due parti da un fossato, sorge a sud di Sant’Angelo ed è stato impiantato nel lontano 1974 con una selezione massale di Sangiovese dell’azienda.
Il substrato è costituito da arenarie con lenti e livelli ciottolosi e da argilloscisti. La caratteristica principale del terreno è data dalla sua leggerezza e permeabilità, da cui dipende il profumo unico dei vini provenienti da questo cru; profumo intenso e profondo, ma prima di tutto etereo e leggiadro, senz’altro un vino di grande potenza.
Un altro ruolo fondamentale nel garantire l’unicità di questo cru è dato dal particolare microclima; qui ci troviamo nel versante più caldo e siccitoso della denominazione, da cui le uve beneficiano della costanza climatica e dunque dei valori vendemmiali.
Tuttavia l’altitudine, posta tra i 320 e i 370 metri, e la continua ventilazione, contribuiscono a mitigare lo stress da calura, garantendo una maturazione perfetta delle uve, con un grande accumulo finale di sostanze zuccherine e dei precursori aromatici, dati da una lunga gamma di sensazioni che vanno dalla vaniglia alla confettura di frutti rossi, dal tartufo bianco a un ampio ventaglio speziato che via via acquista complessità col trascorrere del tempo.
Per disciplinare il Brunello di Montalcino D.O.C.G. è fatto al 100% con uve Sangiovese, deve essere sottoposto a un periodo di affinamento di almeno due anni in contenitori di rovere di qualsiasi dimensione e non può essere immesso al consumo prima del 1° Gennaio dell’anno successivo al termine di cinque anni calcolati considerando l’annata della vendemmia.
Può portare come qualificazione la dizione “Riserva” se immesso al consumo successivamente al 1° Gennaio dell’anno successivo al termine di sei anni, calcolati considerando l’annata della vendemmia.
La storia del Brunello nasce nel Medioevo, quando Montalcino, per la sua posizione sulla Via Francigena e per il fatto di essere porto franco, divenne un importante crocevia di merci e persone dirette a Roma. Fu così che, avendo tra i suoi viandanti, imperatori, nobili, papi e cardinali provenienti da tutta Europa e abituati ai vini più raffinati, il commercio del vino del posto si moltiplicò gradualmente.
All’inizio si chiamava Moscadello e, dal Seicento in poi, proprio nell’ottica di soddisfare palati sempre più raffinati, questi si evolse in un vino in grado d’invecchiare quattro o cinque anni in botte: il Brunello. Da allora cominciò a farsi conoscere sempre più in tutta Europa e arrivarono, numerosi, i primi premi internazionali. L’espansione fu tuttavia bruscamente frenata nei primi anni ’60 da un lato dall’abolizione della mezzadria e dai suoi effetti economici sui grandi proprietari terrieri, dall’altro dalla costruzione dell’Autostrada del Sole, che in pochi anni svuotò la cittadina di Montalcino del passaggio costante di viandanti. Ci vollero dieci anni, ma presto la situazione migliorò, con importanti investimenti dal lato della produzione da parte di vecchi e nuovi imprenditori e un costante lavoro di squadra tra produttori, società civile e istituzioni al fine di sostenere il turismo e il vino; un insieme di fattori che favorirono il boom del Brunello, facendolo diventare un’icona mondiale negli anni ’80.
Nel 1980 il Brunello è la prima D.O.C.G. d’Italia e negli stessi anni inizia un’importante politica di marketing con decine di eventi all’estero per promuovere l’immagine di questo grande vino, contribuendo ad accrescerne ancor di più l’appeal a livello globale. Un successo che si tramanda ancora oggi immutato sulle tavole e nelle cantine più prestigiose del mondo.