La parola "Chianti" fu usata per la prima volta intorno al 1100 per indicare una zona geografica, ma è solo duecento anni dopo, nel 1384, che la parola venne utilizzata con riferimento, non più alla zona geografica, bensì al vino.
L'importanza di quest'uva nella storia enologica più recente, si deve interamente al Barone Bettino Ricasoli: costui infatti, stabilì per primo la formula del Chianti, basandosi sul connubio fra due vitigni rossi (Sangiovese e Canaiolo), e due bianchi (Trebbiano e Malvasia).
Le temperature sono quelle classiche del clima continentale (estati torride e inverni anche parecchio rigidi), con discrete escursioni termiche durante l'alternarsi delle giornate. Per quello che riguarda la composizione geologica del terreno, i suoli variano da zona a zona; è però possibile individuare un elemento comune ai terreni tutte le diverse aree, e cioè uno "scheletro", composto principalmente da sassi e ciottoli di galestro, e da un misto di calcare e scisto.
Per disciplinare il Chianti classico D.O.C.G. è costituito per almeno l'80% dal Sangiovese. Può fregiarsi della qualificazione "Riserva" se è sottoposto a un invecchiamento di almeno 48 mesi (2 anni), di cui almeno 3 mesi di affinamento in bottiglia.